Medicina Tradizionale Cinese, COVID-19 e Istituto Superiore della Sanità: come NON gestire l’informazione sulle terapie complementari.

L’Istituto Superiore della Sanità, con il contributo della Federazione Italiana delle Società di Agopuntura, aveva recentemente organizzato un webinar dal titolo “Webinar sulla medicina tradizionale cinese per contrastare la pandemia di COVID-19”. L’appuntamento era fissato per il 28/04/2020, ore 10.

In questi giorni le fake news e la cattiva informazione si fanno sempre più pesanti e rischiano, ancor più che in tempi di compianta normalità, di creare danni.

La medicina tradizionale cinese, che come altre discipline analoghe è una pseudoscienza (ovvero devia da alcuni degli aspetti fondamentali del metodo scientifico), comprende una serie pratiche eterogenee come l’agopuntura e la fitoterapia.
Sebbene alcune di queste abbiano avuto riscontri di efficacia per problematiche e situazioni particolari, per quanto non con i meccanismi suggeriti (che analizzeremo in futuro, come ad es. il dolore cronico), il fatto di pensare di poter utilizzare certe discipline per un problema acuto, rapidamente progressivo e potenzialmente mortale rappresenta un rischio per la salute non trascurabile. Anche perchè il titolo del webinar suggeriva, testualmente, la possibilità di “contrastare la pandemia“. Non limitare i sintomi, migliorare il benessere, limitare il disagio fisico: contrastare una pandemia virale.

Il tutto con il supporto dell’Istituto Superiore della Sanità.

La locandina del webinar (da https://attivissimo.blogspot.com/)

Da una breve ricerca bibliografica ( https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7138187/pdf/main.pdf ) emerge che in un ospedale cinese alcuni gruppi di pazienti COVID-19 sono stati trattato con fitoterapia (cosa ben diversa dall’agopuntura) in associazione – e non in sostituzione – alle terapie dettate dalle linee guida tradizionali. I risultati sono deboli e comunque, proprio per la rapida evolutività dell’infezione e le implicazioni etiche, lo studio è stato viziato da:

  • Assenza di gruppo di controllo (impossibile effettuare confronti)
  • Assenza di randomizzazione
  • Impossibilità di eseguire le valutazioni in cieco
  • Valutazioni poco chiare su indicatori eterogenei (temperatura corporea e poco altro)
  • Impossibilità di seguire i pazienti a lungo termine

In ogni caso nello studio si parla solo di fitoterapia: nessuna menzione all’agopuntura.

In un altro articolo (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7118592/), dedicato invece proprio ad agopuntura e moxibustione, vengono stabilite delle “linee guida per i praticanti”, senza però alcuna valutazione riguardo l’efficacia. Gli autori parlano dell’effetto blandamente “disinfettante” della moxa sull’ambiente e sulle superfici, ma raccomandano ai praticanti di limitare il contatto con i malati per evitare il propagarsi dell’epidemia. E dichiarano chiaramente che “Undoubtedly, the modern medicine measures give priority to treatment and salvage of COVID-19” – ovvero la priorità dei trattamenti spetta alla medicina moderna. Tutto il resto, se può rappresentare un aiuto, benvenga.

L’OMS stessa (http://digicollection.org/hss/en/d/Js4926e/5.html) indica in modo chiaro che l’efficacia dell’agopuntura nelle malattie virali deve essere testata in ambiente controllato, con rigore scientifico, metodiche moderne e con personale preparato. Nessuna evidenza riguardo la COVID-19.

Quando si riveste un ruolo di alta responsabilità occorre fare attenzione a cosa si dice, a come lo si dice e a quando lo si dice. Iniziative come queste non sono d’aiuto alla comprensione e alla divulgazione di determinate pratiche, e rischiano di screditare ulteriormente i pochi risultati ottenuti.

Nel frattempo il webinar è stato rinviato (a data da destinarsi) e la locandina eliminata dalla pagina della FISA, che adesso risulta inesistente.

Quando si lancia un sasso si corre sempre il rischio di colpire qualcuno. Anche quando si ritrae la mano.